Home/Utilità

In questa pagine potrete trovare tutte le informazioni utili riguardanti il mondo dei camini.

TIPOLOGIE DI CAMINO

Il focolare rappresenta la più antica forma di riscaldamento, attorno al quale fin dai tempi più remoti si organizzava la vita sociale della famiglia.
Il fuoco del camino a legna ha un effetto calmante, rassicurante e quasi ipnotico, inoltre produce anche ioni negativi che vitalizzano l’aria. Volendo realizzare un camino a focolare aperto è molto importante la presa d’aria esterna per impedire che sia risucchiato tutto l’ossigeno interno con evidenti conseguenze sulla salubrità dell’aria. Una conseguenza possibile della mancanza della presa d’aria esterna è anche che l’ambiente vada in depressione, attirando l’ingresso di aria fredda dai serramenti con effetti di spiacevoli spifferi e disuniformità del calore. La presa d’aria esterna va realizzata sotto il piano di fuoco, che a sua volta comunica con la griglia del braciere e con il registro dell’aria anteriore.   Sono variabili in rapporto di equilibrio: • la temperatura dei fumi: all’uscita del focolare dovrebbe
essere mantenuta intorno ai 20()-250°C coibentando
bene la canna in modo che non si raffreddino prima,
infatti la temperatura dei fumi aumenta il tiraggio e
riduce il rendimento. • la potenza del focolare: è data dal rapporto fra la sezione
dell’apertura frontale e la superficie del braciere. • l’altezza della canna fumaria: deve superare il
colmo del tetto o la zpna di reflusso; più alta è la canna migliore è il tiraggio. • la sezione della canna fumaria: minore è l’altezza della
canna, maggiore deve essere la sua sezione; le sezioni
migliori sono quelle rotonde e lisce.   Hanno alti rendimenti i camini con focolare chiuso e quelli “ad alta efficienza” a convezione naturale (i quali associano all’irradiazione del fuoco la circolazione di aria scaldata). Ma mentre il primo tipo si limita a una combustione efficiente e meno problematica per la qualità dell’aria interna, i secondi si configurano già come un sistema complesso, un vero impianto che può essere esteso al riscaldamento di più stanze. Infatti, oltre a riscaldare l’ambiente col camino, a seconda della dimensione del camino stesso le canalizzazioni possono fornire da 5.000 a 12.000 kcal/h d’aria calda ad ambienti attigui.

Il classico e tradizionale camino, tipico di tutte le iconografie che lo rappresentano. Il fronte del focolare è completamente aperto, diffondendo direttamente il calore nell’ambiente in cui è collocato. Anche il funzionamento rispecchia la tradizione, in quanto è simile ai camini di una volta, con l’aggiunta di alcuni accorgimenti di natura tecnica che hanno lo scopo di incrementare la quantità di calore, limitando al minimo la sua uscita all’esterno dell’abitazione attraverso il comignolo. Alla base di questo moderno principio, vi è il dimensionamento della canna fumaria, ovvero la necessità che la bocca del focolare del caminetto e quella del camino di scarico siano proporzionali tra loro oltre che coibentate e rivestite di appositi materiali termici che riflettono il calore. In questo modo si ottiene un buon tiraggio e i fumi, durante la combustione, fuoriescono senza problemi.

Il braciere è contenuto all’interno di un monoblocco prefabbricato di forma rettangolare o quadrata, la cui struttura è generalmente composta da ghisa, lamiera di ferro, ed eventuali inserti in materiale refrattario. Il fronte della fiamma è schermato verso l’ambiente da un portello in vetro. La diffusione del calore nell’ambiente avviene in due modi distinti: irraggiamento diretto e convezione. I vantaggi di questa tipologia consistono in un maggior rendimento, maggiore autonomia e minore manutenzione. L’elevata efficienza di questa tecnologia permette di riscaldare anche altre stanze oltre quella in cui è installato il camino, il trasferimento dell’aria calda è affidato a semplici tubi di diametro appropriato; se l’impianto è fatto a regola d’arte, il lento moto convettivo dell’aria, che si genera negli ambienti, è sufficiente a mantenerli alla temperatura ottimale; nel caso il moto convettivo non sia sufficiente, è possibile forzare il ricircolo dell’aria tramite apposite ventole elettriche.

È una moderna tecnologia, particolarmente apprezzata in quanto consente di trasformare i classici camini a legna in un valido sistema di riscaldamento. All’interno del camino viene inserito un monoblocco prefabbricato, contenente il braciere, realizzato con materiali come la ghisa, la lamiera di ferro e inserti in materiale refrattari, chiuso sul davanti con un uno sportello in vetro. Con questo sistema la diffusione del calore avviene in due modi, per irraggiamento diretto e per convenzione, in questo modo i camini a legna ottengono numerosi vantaggi, a partire da un più elevato rendimento del calore, dalla maggiore autonomia e alla conseguente minore gestione del fuoco. Grazie a questa tecnologia, i caminetti per legna possono anche diventare la fonte di riscaldamento per le altre stanze dell’abitazione, attraverso appositi e semplici tubi che trasferiscono l’aria calda per tutti gli ambienti. Ove si presenti la necessità, è possibile anche accelerare il trasporto dell’aria con apposite ventole elettriche, che riescono, così, a diffondere il calore in tempi più rapidi.

IMPIANTO FUMARIO

L’impianto fumario è una macchina termica il cui funzionamento si basa sullo sfruttamento dell’energia derivante dal processo di combustione, ed è costituita da tre elementi principali: • il raccordo, o canale da fumo, elemento versatile che collega l’apparecchio di combustione alla canna fumaria; • la canna fumaria, cioè la parte verticale del sistema di cui rappresenta il cuore e il motore; • il comignolo, la parte terminale dell’impianto, che lo preserva da venti e intemperie che potrebbero influire negativamente sul tiraggio. Il funzionamento dell’impianto fumario è piuttosto semplice, anche se il calcolo di tiraggio necessario per assicurare il corretto smaltimento dei fumi in atmosfera, basato sulla differenza di peso e densità tra i fumi caldi e l’aria esterna, è molto complesso: si pensi infatti che occorrono oltre 80 passaggi di calcolo matematico con il controllo di 23 variabili per riuscire a stabilire l’esatto dimensionamento dell’impianto fumario in base al relativo apparecchio di combustione.

È fondamentale controllare e pulire spesso gli impianti fumari, onde evitare che diventino pericolosi e svantaggiosi dal punto di vista economico ed ambientale. Impianti trascurati e malfunzionanti, infatti, possono essere responsabili di: • incidenti domestici e condominiali • incendi e intossicazioni da monossido di carbonio • inquinamento dell’aria all’interno delle abitazioni e dei condomini (inquinamento indoor) a discapito della salute e del comfort abitativo • inquinamento atmosferico Per tutte queste ragioni è bene affidarsi a seri professionisti nell’ istallazione di impianti fumari in provincia di Milano, Monza e Brianza, Bergamo, Brescia, Como e Varese, al fine di effettuare regolarmente la manutenzione e la pulizia dell’impianto.

CANNA FUMARIA

La canna fumaria è quell’elemento architettonico che permette di convogliare verso l’esterno i fumi derivanti da combustione. Tradizionalmente la canna fumaria viene realizzata in mattoni o pietra, ma di recente è frequente l’utilizzo di tubazioni in metallo (per lo più acciaio inox) oppure in materiale refrattario: in quest’ultimo caso la canna fumaria dovrà essere coibentata e rivestita di materiale cementizio alleggerito con argilla espansa.

Secondo la normativa tecnica, la canna fumaria si suddivide in tre parti:

  1. canale da fumo: cioè il collegamento tra generatore di calore e canna fumaria, permette l’evacuazione dei fumi prodotti dalla combustione.
  2. canna fumaria o camino: il condotto verticale.
  3. comignolo: la parte terminale della canna fumaria, che sporge dalla superficie del tetto dell’edificio.

Il funzionamento del camino si basa sul principio dei vasi comunicanti, secondo il quale, a parità di densità, un fluido contenuto in due o più vasi tra loro comunicanti tende ad assumere e mantenere lo stesso livello in ogni vaso. Considerando che l’aria è un fluido dotato di massa e peso, e che il peso dell’aria varia in funzione della sua densità, cioè della quantità di materia per unità di volume, si comprende come questa sia un’ulteriore applicazione del principio di gravità. Inoltre, poiché la densità di un fluido varia anche in modo inversamente proporzionale alla sua temperatura (cioè al crescere della temperatura, la densità del gas diminuirà), si può affermare che più un gas è rarefatto, minore sarà la sua quantità per unità di volume, quindi la sua densità, e di conseguenza il peso di quel metro cubo. Quando si accende la stufa o il camino, la combustione produce dei fumi caldi, che si espandono in virtù della temperatura elevata; al diminuire della densità del volume di gas presente all’interno del camino, l’aria esterna, essendo più pesante, tende a prenderne il posto, passando attraverso la canna fumaria. L’ossigeno fornito in questo modo permette alla combustione di proseguire fino ad esaurimento del combustibile: continuando ad alimentare il fuoco, il processo può infatti proseguire indefinitamente.

Il tiraggio è semplicemente il risucchio dell’aria calda verso l’alto e di conseguenza verso l’esterno. Una situazione di tiraggio ottimale si verifica quando altezza e diametro della canna fumaria combaciano perfettamente. In ogni caso, il diametro della canna fumaria non deve mai essere inferiore al diametro della bocca del caminetto. Inoltre, una canna fumaria liscia e circolare offre prestazioni migliori in termini di tiraggio rispetto ad una canna fumaria di sezione quadrata. Premesso che il tiraggio aumenta in funzione dell’aumentare delle temperature e dell’altezza della canna fumaria, è bene sottolineare che il tiraggio non deve essere né troppo né troppo poco potente. Un tiraggio troppo potente, infatti, potrebbe risucchiare troppo velocemente il calore nella canna fumaria: per ovviare a questo problema e ridurre il tiraggio si possono impiegare, delle restrizioni o dei tubi a gomito. Se il tiraggio risulta invece insufficiente, la soluzione potrebbe essere quella di costruire un comignolo più alto. Il funzionamento dei camini è influenzato innanzitutto dalle condizioni atmosferiche, in termini di temperatura e di pressione. Per quanto riguarda le variazioni di temperatura, il tiraggio risulta favorito dalla maggior differenza di temperatura tra i fumi interni al camino e l’aria esterna, dunque durante le giornate più fredde la canna fumaria funzionerà meglio che durante le giornate calde. Per quanto riguarda invece le variazioni di pressione atmosferica, il tiraggio del camino risulta favorito dall’alta pressione atmosferica che accompagna le belle giornate, mentre risente negativamente della bassa pressione che si verifica durante le giornate piovose. Inoltre, ciò è vero anche in termini assoluti, per cui un impianto fumario posto in alta montagna avrà bisogno di una canna fumaria più lunga di un impianto al livello del mare, perché al crescere dell’altitudine la pressione atmosferica diminuisce. Un altro elemento che può avere influenza sul buon funzionamento del tiraggio è il vento, specie se in presenza di alberi, rilievi montuosi o edifici elevati. In tutti questi casi, il problema può essere risolto innalzando l’altezza del comignolo: in tal modo il tiraggio viene agevolato, perché si induce un innalzamento della colonna d’aria esterna, che così diventa più pesante mettendo in movimento la colonna d’aria più calda e leggera. Altri elementi che potrebbero influire sul funzionamento delle canne fumarie sono pareti rugose che provocano attrito, strozzature che creano turbolenze, improvvisi cambiamenti di direzione della canna fumaria che potrebbero ostacolare il movimento dei fumi. Più specificamente: • All’aumentare della rugosità della pareti interne del condotto, aumenta l’attrito e dunque la resistenza al flusso dei fumi. • All’aumentare della velocità dei fumi, aumenterà l’attrito contrapposto ai fumi. • Più irregolare è la sezione del condotto, più facilmente il moto del fluido diventa turbolento, e di conseguenza aumentano l’attrito e la perdita di carico. • Più lungo è il tubo, tanto maggiore sarà la superficie di attrito, e dunque maggiore la perdita di carico.

Le canne fumarie dovrebbero avere un andamento il più possibile diritto e verticale, in quanto una canna fumaria dall’andamento caratterizzato da molte curve e tratti orizzontali o inclinati, vede aumentare la propria lunghezza senza però aumentare la propria altezza: di conseguenza la quantità di aria in essa contenuta potrebbe avere un peso complessivo superiore alla capacità di spinta della colonna d’aria esterna. Per questo, nel caso in cui sia indispensabile prevedere tratti orizzontali o curvature nell’andamento di una canna fumaria, è sempre necessario compensarli con un eguale prolungamento del tratto verticale del comignolo.

Se ogni volta che accendete il camino si produce un notevole quantitativo di fumo nella stanza, il problema potrebbe essere legato a: Qualità della legna: la legna umida può produrre più fumo di quanto la canna fumaria riesca ad espellere. Comignolo otturato: rivolgersi ad esperti per avere assistenza sugli impianti fumari in provincia di Milano, Monza e Brianza, Bergamo, Brescia, Como e Varese come Easy living di Biassono, in grado di verificare anche tramite viedoispezione l’eventuale presenza di catrame, fuliggine, altri residui o ostruzioni come nidi di uccelli sul comignolo. Sistemi per l’aria: altri aspiratori o sistemi di tiraggio come l’aria condizionata, la cappa della cucina o l’aspiratore del bagno potrebbero sottrarre aria alla canna fumaria: il problema potrebbe essere risolto applicando una presa d’aria esterna. Canna fumaria troppo corta: il tiraggio insufficiente potrebbe dipendere dalla lunghezza insufficiente della canna fumaria. Canna fumaria troppo fredda: il tiraggio insufficiente potrebbe essere dovuto all’eccessiva freddezza della canna fumaria, specie se esterna rispetto alle mura perimetrali. Tubi a gomito: lunghi tubi orizzontali o a 90° di inclinazione possono ridurre il tiraggio Condutture dei fumi: devono essere correttamente dimensionate e connesse al camino e alla canna fumaria.

Per stabilire correttamente le varie dimensioni di una canna fumaria si fa riferimento alla vigente normativa in materia di impianti fumari UNI 10683, UNI 9615, UNI 10640 e UNI 10641 nonché la legge 615/66, per approfondire le quali si rimanda all’apposita sezione normativa del sito. Vediamo brevemente quali sono i parametri più importanti per il corretto dimensionamento di una canna fumaria:

  1. L’altezza: cioè la distanza tra l’innesto della cappa e la base del comignolo, che deve essere inversamente proporzionale alla sezione interna della canna fumaria. In altre parole, più la canna fumaria è lunga, minore dovrà essere la sua sezione, viceversa più la canna fumaria è corta maggiore dovrà essere la sua sezione. Si consideri che, ai fini del tiraggio, una canna fumaria lunga offre prestazioni migliori.
  2. La sezione: la sezione orizzontale della superficie interna si misura diversamente a seconda della forma della canna fumaria.In caso di canne fumarie rettangolari o quadrate, la sezione si otterrà moltiplicando i due lati tra di loro, mentre per le canne circolari si usa la formula: RxRx3,14 dove R è il raggio. La sezione della canna fumaria varia a seconda della sua altezza e delle dimensioni del focolare.
  3. La forma: la canna fumaria può avere forma quadrata, rettangolare o circolare. La forma circolare è generalmente considerata la migliore in quanto si riscalda uniformemente durante la salita del fumo, con notevoli vantaggi per il tiraggio.
  4. Il materiale: le canne fumarie possono essere in conglomerato cementizio, acciaio inox, ghisa o fibrocemento. Le canne in acciaio inox hanno il vantaggio di essere costituite da pareti lisce che riducono l’attrito, consentendo una miglior salita del fumo e minori problemi dovuti a residui di fuliggine. Per quanto riguarda i materiali sigillanti si utilizza generalmente cemento refrattario per le canne in conglomerato cementizio o fibrocemento, malta o mastice per le canne in metallo. Per la coibentazione della canna, invece, si può usare la fibro ceramica.
  5. La posa in opera: dovrebbe essere preferibilmente verticale ma, qualora sia indispensabile un cambiamento di percorso, questo dovrebbe essere il più dolce possibile, evitando le strozzature e mantenendo l’angolazione entro 30 o al massimo 45 gradi. I vari pezzi che formano la canna fumaria devono essere inoltre perfettamente uniti e sigillati onde evitare dispersioni di fumo. Infine è consigliabile prevedere uno sportello di ispezione e manutenzione a chiusura ermetica che renda facilmente accessibile l’interno della canna fumaria per le periodiche operazioni di pulizia e manutenzione. Vista la complessità delle norme che regolano il settore degli impianti fumari e di bioriscaldamento, si consiglia di rivolgersi sempre a un tecnico del settore per la progettazione, realizzazione e installazione della canna fumaria. Dalla corretta progettazione e installazione della canna fumaria dipende un buon tiraggio e quindi anche il buon funzionamento del camino, in quanto la canna fumaria ha il compito di convogliare fuori dall’edificio i fumi della combustione.

IL COMIGNOLO

La scelta del comignolo deve tener conto di precise regole fisiche e criteri di sicurezza, oltre che di norme e parametri stabiliti per legge. In questa pagina vedremo in dettaglio com’è fatto un comignolo, ma per poter capire che cos’è, come funziona e a cosa serve il comignolo, prima occorre specificare che esso, insieme ad altri elementi, e nello specifico:

  1. il focolare, cioè la cavità in cui si posa la legna per poterla bruciare;
  2. la griglia, cioè quell’elemento posizionato sul fondo del focolare che consente il raccoglimento delle ceneri;
  3. l’architrave, cioè la parte architettonica esterna rispetto al focolare;
  4. la cappa, cioè l’elemento che favorisce il tiraggio dei fumi;
  5. la canna fumaria, che convoglia i fumi verso l’esterno permettendone l’espulsione, è uno degli elementi che costituiscono un camino.

I comignoli sono componenti essenziali del camino e del sistema per lo scarico dei prodotti della combustione, in quanto permettono la dispersione dei fumi nell’atmosfera, a prescindere dalle condizioni atmosferiche. I comignoli vengono costruiti in modo da poter funzionare autonomamente garantendo l’espulsione dei fumi in atmosfera, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. In particolare, l’attuale normativa in materia di impianti fumari prevede alcune regole inderogabili per la costruzione dei comignoli, e cioè: il comignolo deve sempre garantire la possibilità di disperdere facilmente i prodotti della combustione, anche in presenza di vento o condizioni meteorologiche avverse; la forma dei comignoli deve essere tale da non consentire il filtraggio e deposito di pioggia, neve o altri corpi estranei all’interno del camino e della canna fumaria; il comignolo deve essere sempre in grado di garantire lo scarico dei fumi, anche in presenza di venti, e indipendentemente dalla loro forza e direzione; la sezione di uscita del comignolo non deve mai essere minore del doppio di quella della canna fumaria su cui viene inserito; il comignolo deve funzionare in modo statico, cioè in assenza di sistemi meccanici o eolici di aspirazione. Nella costruzione di un comignolo, inoltre, si deve tenere conto del reflusso, ossia quel fenomeno in base al quale, in presenza di vento, si genera una pressione maggiore di quella atmosferica sulla copertura degli immobili, rendendo difficoltosa la fuoriuscita dei fumi. Per limitare i problemi dovuti al reflusso, è sufficiente rispettare la quota di sbocco, cioè una sporgenza che consente l’allontanamento del comignolo dalla zona di reflusso.

Nelle case più vecchie, ma anche in alcune case di montagna oggi, invece che dal comignolo il fumo usciva direttamente dai fori della copertura in lastre o dai muri perimetrali. Il comignolo inizia a diffondersi solo a partire dal 1600, grazie ai mattoni prodotti dalle fornaci. Oggi il comignolo è un elemento architettonico importante, con funzioni pratiche ma anche decorative: esistono infatti comignolo molto ricercati e curati fin nei particolari, con cornici dai bordi arrotondati e coperture a quattro falde. Al comignolo ovviamente non si richiede che sia solo bello: al contrario il comignolo deve essere soprattutto funzionale. In particolare: • il comignolo deve essere più alto del colmo del tetto di almeno 50 cm; • il comignolo deve avere una distanza minima di 6-8 metri da eventuali ostacoli, tipo alberi o edifici, più alti del comignolo; • il comignolo dovrebbe avere preferibilmente caratteristiche antivento; in caso di più comignoli sullo stesso tetto, dovranno essere posizionati su livelli diversi, con una differenza minima di 50 cm; • ad ogni comignolo deve corrispondere una canna fumaria dedicata e viceversa.   Il comignolo è un componente fondamentale all’interno dell’impianto fumario, e nello specifico nel sistema di scarico dei prodotti di combustione. Posizionato nella sezione di sbocco dell’impianto, il comignolo consente la dispersione ottimale dei fumi nell’atmosfera senza subire le condizioni meteorologiche. La costruzione di un comignolo è estremamente complessa dal punto di vista aerodinamico, tanto che per studiarne il comportamento ci si serve della camera del vento. Perciò si capisce come sia importante rivolgersi a professionisti esperti del settore degli impianti fumari in provincia di Milano, Monza e Brianza, Bergamo, Brescia, Como e Varese come i tecnici di Easy Living.

LA DISTRIBUZIONE DELL’ARIA

Easy Living si occupa anche della realizzazione di fori per la canalizzazione dell’aria in provincia di Milano, Monza e Brianza, Bergamo, Brescia, Como e Varese, oltre che al rifacimento di canne fumarie singole o collettive a norma di legge in acciaio inox o tramite opere murarie, della pulizia, manutenzione e videoispezione di impianti fumari. I fori vengono effettuati con apposite macchine carotatrici su qualsiasi tipo di muratura, orizzontalmente o verticalmente, a pavimento o a soffitto. In questa pagina verranno esaminati in dettaglio i sistemi per la distribuzione dell’aria e in particolare risponderemo a domande come: a che cosa servono gli impianti di distribuzione dell’aria? Come funzionano i principali impianti di distribuzione dell’aria? Quali sono le principali problematiche connesse al trattamento e alla distribuzione dell’aria? Il trattamento e la distribuzione dell’aria all’interno di spazi chiusi vengono effettuati allo scopo di assicurare un adeguato ricambio d’aria all’ambiente. Il ricambio d’aria è molto importante per evitare l’insorgenza di tutte quelle problematiche correlate all’eccesso di vapore, all’impurità dell’aria, ai ristagni di aria calda, alla formazione di colonie batteriche o alla presenza di gas nocivi nell’ambiente. In altre parole, grazie ai sistemi di trattamento e distribuzione dell’aria è possibile ottenere condizioni ideali dal punto di vista del benessere respiratorio ed olfattivo delle persone presenti nell’ambiente. Garantire ad un ambiente la corretta distribuzione dell’aria è uno dei problemi più delicati che deve affrontare un installatore. Infatti da una erronea distribuzione dell’aria possono scaturire problemi insidiosi come la presenza di correnti di aria fredda provenienti da bocchette mal disposte, che possono causare dolori articolari, cervicali e nevralgici. L’importanza della corretta distribuzione dell’aria è un problema che deve essere affrontato e risolto con un approccio serio e professionale come quello garantito dai tecnici specialisti di Easy Living, attivi in provincia di Monza e Brianza, Milano nord, Como e Varese.

Come si realizza una corretta distribuzione dell’aria? Per garantire la corretta distribuzione dell’aria in un ambiente è necessario tenere in considerazione i principali fenomeni relativi ai moti dei flussi d’aria e alla loro distribuzione. In particolare bisogna ricordare che: • i flussi d’aria calda tendono a salire verso il soffitto • i flussi d’aria fredda tendono a scendere verso il pavimento La gittata dell’aria aumenta in modo direttamente proporzionale alla velocità di uscita dal climatizzatore. Pertanto, quando si sceglie il tipo di impianto per il trattamento e la distribuzione dell’aria e si stabilisce la posizione in cui verrà installato all’interno di un ambiente, sarà importante tenere in considerazione i percorsi dei flussi d’aria durante la stagione estiva per quanto riguarda gli impianti di climatizzazione e durante la stagione invernale per quanto concerne impianti di riscaldamento e pompe di calore. In ogni caso, quando si installano impianti per la distribuzione e il trattamento dell’aria in ambienti domestici, commerciali, industriali o lavorativi, è sempre consigliabile rivolgersi a professionisti esperti nel settore della canalizzazione dell’aria come lo staff di Easy Living.

MANUTENZIONE E AMBIENTE

Una corretta manutenzione e una pulizia regolare degli impianti fumari sono garanzie di sicurezza, lunga durata, funzionalità e basso impatto ambientale dell’impianto. Mantenendo pulita la canna fumaria infatti, si evita il depositarsi di fuliggine e residui di combustione che potrebbero causare incendi o emissioni nocive per la salute umana e per l’ambiente. Easy Living fornisce svariati servizi per la sicurezza ed il buon funzionamento degli impianti fumari. La filosofia aziendale Easy Living, infatti, si fonda sulla professionalità, sul rispetto dell’ecologia e sulla tutela del benessere dei committenti. La pulizia degli impianti fumari è un’operazione che deve essere eseguita in modo accurato e a scadenze regolari per assicurare l’assenza dell’emissione di fumi nocivi per l’uomo e per l’ambiente, il buon funzionamento della canna fumaria e la buona qualità dell’aria respirata, in accordo con quanto previsto dalla normativa vigente in materia di impianti fumari e per la distribuzione dell’aria. I vantaggi conseguenti alla pulizia della canna fumaria sono numerosi, e in particolare: • una canna fumaria pulita consente una migliore evacuazione dei fumi in atmosfera proteggendo la salute delle persone; • una canna fumaria pulita, nel rispetto della vigente normativa di legge, non inquina l’ambiente con emissioni nocive in atmosfera; • una canna fumaria pulita non è soggetta al rischio di incendi che potrebbero scaturire all’interno di impianti a combustibile solido a causa della combustione della fuliggine. Le possibilità di ridurre l’impatto ambientale degli impianti di bioriscaldamento e distribuzione dell’aria, aumentando la salvaguardia dell’ambiente e incrementando la sicurezza di persone e cose, non si riducono alla sola pulizia della canna fumaria, anche se è innegabile che un impianto costruito a norma, pulito e controllato periodicamente produca emissioni significativamente meno inquinanti e pericolose di un impianto fumario vecchio, trascurato e non a norma di legge. Per quanto riguarda gli effetti del particolato dovuto alla combustione della legna sull’ambiente e sulla salute umana, vari studiosi che hanno affrontato il tema affermano che è necessario migliorare l’efficienza della combustione utilizzando sempre, qualora possibile, apparecchi ad alto rendimento in grado di ridurre le emissioni, in abbinamento con combustibile di qualità controllata a tutto beneficio dell’ambiente. Ma che cosa si può fare concretamente per ridurre l’impatto sull’ambiente degli impianti fumari e di bioriscaldamento? Ciascuno di noi può fare molto per preservare l’ambiente. Easy Living crede fortemente nel valore dell’ecologia e nella necessità di sensibilizzare tutti i suoi clienti.

Alcuni suggerimenti utili a ridurre l’impatto ambientale dell’impianto fumario, dei camini, delle stufe e in generale degli impianti di bioriscaldamento sono i seguenti:

  1. ridurre la filiera del legno combustibile, privilegiando le produzioni a Km0;
  2. commisurare la scelta dell’apparecchio in base alle proprie esigenze d’uso;
  3. utilizzare correttamente l’apparecchio di combustione verificandone il rendimento;
  4. effettuare regolarmente operazioni di pulizia e manutenzione dell’impianto fumario;
  5. attenersi alle specifiche tecniche su pellet come da normativa UNI CEN /TS 14961;
  6. verificare che il proprio impianto fumario sia installato correttamente o affidarsi a professionisti del settore come i tecnici Easy Living per la messa a norma dell’impianto, come da normativa UNI 10683;
  7. verificare il corretto dimensionamento dell’impianto come da norma UNI EN 13384-1.

Dunque, si è detto che gli impianti ad alto rendimento sono in grado di ridurre le emissioni nocive per l’ambiente. Ma come si fa a stabilire il rendimento di un impianto fumario? Per effettuare il calcolo del rendimento bisogna considerare alcuni elementi, e in particolare: • la temperatura di uscita dei fumi • le caratteristiche del combustibile • la quantità di ossigeno presente • il corretto tiraggio In particolare ai fini del buon rendimento, e dunque del basso impatto ambientale, dell’impianto fumario, il tiraggio è fondamentale; si consideri infatti che: • un tiraggio eccessivo attira una quantità maggiore di aria nell’apparecchio, che consuma rapidamente la legna immettendo nel camino una maggior quantità di fumi caldi; • un tiraggio insufficiente o ridotto determina una combustione incompleta e perciò un aumento della produzione di CO2. Detto questo, si consideri infine che, stando ad alcune rilevazioni sperimentali, sono sufficienti tre millimetri di fuliggine a ridurre il tiraggio della canna fumaria del 16%, con notevole influenza sul rendimento complessivo dell’impianto e dunque del suo impatto sull’ambiente. Da ciò si comprende facilmente l’importanza di rivolgersi a specialisti come lo staff di Easy Living per effettuare con regolarità le operazioni di manutenzione e pulizia dell’impianto fumario in provincia di Milano, Monza e Brianza, Bergamo, Brescia, Como e Varese, come prescritto dalla vigente normativa di legge.

LA SICUREZZA DELLE CANNE FUMARIE

Oggi purtroppo, assistiamo ancora ad incidenti spesso mortali causati da avvelenamento da monossido di carbonio infatti, la pericolosità degli impianti a gas nel settore domestico, non è che in minima parte dovuta alla infiammabilità del gas combustibile, quanto alla formazione di ossido di carbonio (CO) e in particolare della sua accidentale fuga e ristagno nei locali abitati. L’ossido di carbonio è un gas assolutamente inodore ed è quindi estremamente inavvertibile e conseguentemente subdolo proprio quando è frammisto ad altri gas, come appunto quelli prodotti dalla combustione. Soggetti che hanno avuto perdita di coscienza prolungate dopo esposizioni all’ossido di carbonio possono subire lesioni di carattere permanente: frequentemente si tratta di lesioni del sistema nervoso, che possono anche interessare l’apparato cardiovascolare o di altri organi. La più comune conseguenza dell’avvelenamento da ossido di carbonio è la sindrome basale gangliare per danno al tessuto encefalico da anossiemia (deficienza nell’organismo di ossigeno respiratorio).

Da un punto di vista chimico, nella reazione di combustione, la formazione dell’ossido di carbonio avviene perché trae origine da combustioni che avvengono in modo incompleto, ossia in difetto di ossigeno. Le cause fondamentali riguardano principalmente due fattori: • apertura di ventilazione assente o sottodimensionata (il dimensionamento dell’apertura di ventilazione il cui scopo è quello di consentire l’afflusso del corretto quantitativo d’aria comburente, deve essere correttamente eseguito). • ostruzione sul sistema di scarico dei prodotti della combustione.

La mancata espulsione dei prodotti della combustione, sia per ostruzione che per errato dimensionamento del sistema di scarico, può causare difficoltà nell’afflusso dell’aria comburente. In particolare, è di fondamentale importanza soffermarsi sul sistema di evacuazione dei prodotti della combustione, sottolineando che in qualsiasi condizione (tranne che per brevissimi periodi di transitorio) non dovrà manifestarsi alcun fenomeno di ritorno fumi in ambiente (rigurgito); perché ciò non avvenga, come già puntualizzato, le caratteristiche del sistema (aperture di ventilazione, apparecchio, camino o canna fumaria ) dovranno essere tali da consentire, nel caso di tiraggio naturale la formazione di una adeguata depressione all’interno del canale da fumo e del camino/canna fumaria, nel caso di tiraggio forzato una adeguata depressione nel camino/canna fumaria. Risulta quindi sostanziale operare con estremo rigore in tutti gli interventi nell’impianto termico anche quelli che apparentemente possono apparire ordinari; indipendentemente dalla natura dell’intervento, il controllo dell’idoneità delle aperture di ventilazione e del sistema di scarico dei prodotti della combustione, deve essere sempre eseguito.

NORMATIVE

Le leggi e le normative italiane ed europee relative al settore degli impianti fumari, della distribuzione dell’aria e dei generatori a legna sono svariate, e in queste pagine se ne fornirà un elenco il più possibile esaustivo. In ogni caso è necessario precisare che le normative non sono tutte obbligatorie; alcune sono infatti definite consensuali, il che significa che vi è libertà di aderirvi senza coercizione, a differenza di altre (come ad esempio la UNI CIG 7129 contenuta nella legge 46/90 sulla sicurezza degli impianti) obbligatorie. La legge non ammette incuria nei confronti degli impianti e, al diritto di abitare un edificio in sicurezza, senza aggravi economici e nel massimo comfort consentito, fanno da contraltare il dovere di controllo, pulizia e manutenzione degli impianti, e la limitazione degli sprechi energetici e delle emissioni inquinanti in atmosfera. Nel caso degli impianti fumari il dovere di controllo, pulizia e manutenzione stabilito dalla normativa si comprende facilmente pensando ai possibili danni eventualmente conseguenti alla mancata assoluzione di tale dovere: incendi dovuti all’autocombustione della fuliggine all’interno di canne fumarie non correttamente pulite e fuoriuscite di fumi tossici da canne fumarie lesionate sono solo le conseguenze estreme e più evidenti della mancata applicazione della normativa in materia di impianti fumari. A questo genere di danni conseguenti alla mancata pulizia e manutenzione dell’impianto fumario bisogna aggiungere anche un aumentato dispendio energetico (e dunque economico) sul totale del combustibile annualmente consumato, oscillante tra il 2% e il 15%, e il peggioramento dell’inquinamento urbano e ambientale. La normativa di riferimento è chiara ed obbliga espressamente: • alla manutenzione annuale per gli impianti termici (Legge 46 del 1990); • ad effettuare la manutenzione degli impianti fumari almeno una volta ogni tre anni per gli impianti a combustibile solido, ogni quattro per i combustibili liquidi e ogni cinque per i gassosi (norma UNI 8364); alla dotazione di una canna fumaria per il trasporto dei prodotti della combustione a tetto per ogni apparecchio di combustione in edificio condominiale (DPR 412 del 1993);

Il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico n. 37 del 22 gennaio 2008, “Regolamento concernente l’attuazione dell’articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 61 del 12 marzo 2008 (in vigore il 27.03.2008), modifica le disposizioni previste dalla Legge n. 46 del 05.03.1990 nell’ambito di applicazione e nei requisiti tecnico professionali, ma mantiene la procedura di presentazione della denuncia contestuale all’inizio dell’attività (dal 31 luglio 2010 Segnalazione Certificata di Inizio Attività) ai sensi della Legge n. 241/90 e della domanda di iscrizione presso l’Ufficio del Registro delle Imprese o presso l’Albo delle Imprese Artigiane. Nelle pagine seguenti Easy Living fornirà alcuni chiarimenti in materia di normativa tecnica, con specifico riferimento al D.M 37/2008, che modifica le disposizioni di legge stabilite dalla Legge n. 46 del 05.03.1990. Per un quadro più esaustivo delle novità introdotte si rimanda al testo di legge completo.

Il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico n. 37/2008 si applica a tutti gli impianti al servizio di edifici, indipendentemente dalla destinazione d’uso, purché siano collocati all’interno degli stessi o delle relative pertinenze. In caso di impianti connessi a reti di distribuzione le disposizioni di legge devono considerarsi valide a partire dal punto di consegna della fornitura.

e) impianti per la distribuzione e l’utilizzazione di gas di qualsiasi tipo, comprese le opere di evacuazione dei prodotti della combustione e ventilazione ed aerazione dei locali.
f) impianti di sollevamento di persone e di cose per mezzo di ascensori, di montacarichi, di scale mobili e simili.
g) impianti di protezione antincendio.

l Decreto n. 37/2008 stabilisce che, al termine dei lavori di installazione e manutenzione degli impianti, l’impresa installatrice è tenuta a redigere e rilasciare al committente la dichiarazione di conformità degli impianti. Sono da considerarsi parte integrante della dichiarazione di conformità i seguenti documenti (ex art. 9.1): a) relazione contenente la tipologia dei materiali; b) il progetto redatto ai sensi dell’articolo 6. Per il rifacimento o l’installazione di nuovi impianti di cui alle lettere a), b), c), d), e) e g), relativi ad edifici già in possesso di certificato di agibilità (art. 11), l’impresa installatrice è tenuta a depositare la dichiarazione di conformità presso lo sportello unico per l’edilizia del comune ove ha sede l’impianto, entro 30 giorni dalla fine dei lavori. Lo sportello unico provvederà ad inoltrare copia della dichiarazione di conformità alla Camera di commercio nella cui circoscrizione ha sede l’impresa esecutrice dell’impianto. A sua volta, la Camera di commercio provvederà ai previsti riscontri con le risultanze del Registro delle Imprese o dell’Albo Imprese Artigiane, ad eventuali contestazioni e/o notificazioni delle violazioni accertate ed alla conseguente irrogazione delle sanzioni previste. Novità introdotte dal D.M. 37/2008 per i committenti e proprietari di immobili. Secondo il D.M. 37/2008, il committente dei lavori o il proprietario dell’immobile sono tenuti a: • affidare i lavori di installazione, trasformazione, ampliamento e manutenzione straordinaria degli impianti previsti dal Decreto n. 37/2008 ad imprese abilitate, iscritte nel Registro delle Imprese o nell’Albo Imprese Artigiane; • consegnare al distributore o al venditore copia della dichiarazione di conformità dell’impianto entro 30 giorni dall’allacciamento di una nuova fornitura di gas, energia elettrica, acqua, negli edifici di qualsiasi destinazione d’uso. Invece la disposizione dell’art. 13 del Decreto in cui si prevedeva, in caso di trasferimento di un immobile, che l’atto di cessione contenesse in allegato – salvo espressi patti contrari – la dichiarazione di conformità degli impianti oppure la dichiarazione di rispondenza degli stessi alle norme vigenti redatta da un professionista abilitato, è stata abrogata dall’art. 35 del Decreto Legge n. 112 del 25/06/2008, convertito nella Legge n. 133/2008.

Il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico n. 37/2008 stabilisce i requisiti per lo svolgimento di attività impiantistiche. Per quanto riguarda i requisiti tecnico – professionali, il D.M. 37/2008 statuisce che: L’abilitazione all’esercizio delle attività di impiantistica delle imprese avviene mediante la nomina di un responsabile tecnico, cioè di un soggetto che sia in possesso dei requisiti professionali richiesti e che abbia con l’impresa un rapporto d’immedesimazione (titolare, socio operante, amministratore, dipendente, collaboratore familiare, associato in partecipazione). In particolare, Il Decreto n. 37/2008 precisa che il responsabile tecnico per le imprese artigiane deve: • essere il titolare o un socio operante (ex art. 2/4 della Legge n. 443/85) • svolgere tale funzione per una sola impresa e svolgere tale funzione in modo esclusivo, in quanto incompatibile con ogni altra attività continuativa. L’art. 3 comma 2 del DM n. 37/2008 stabilisce infatti che il responsabile tecnico “svolge tale funzione per una sola impresa e la qualifica è incompatibile con ogni altra attività continuativa”. L’individuazione di un responsabile tecnico in “esclusiva”, fortemente innovativa rispetto alla previgente normativa, garantisce una maggiore responsabilizzazione del responsabile tecnico, che non potrà svolgere nessun’altra attività di carattere continuativo né operare in più imprese contemporaneamente. I requisiti tecnico-professionali richiesti al responsabile di un’impresa di impiantistica sono i seguenti, da intendersi alternativi gli uni agli altri: • Diploma di laurea in materia tecnica specifica conseguito presso un’università statale o legalmente riconosciuta; • Diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del secondo ciclo presso un istituto statale o legalmente riconosciuto, con specializzazione relativa al settore delle attività, seguiti da un periodo di lavoro di almeno due anni continuativi alle dirette dipendenze di un’impresa del settore; • Titolo o attestato di formazione professionale congiuntamente ad un periodo di lavoro di almeno quattro anni (due per gli impianti di cui alla lettera (d) continuativi alle dirette dipendenze di un’impresa del settore • Prestazione lavorativa svolta alle dirette dipendenze di un’impresa abilitata nel ramo di attività, per un periodo non inferiore a tre anni, in qualità di operaio installatore con qualifica di specializzato nelle attività di installazione, trasformazione, ampliamento e manutenzione degli impianti; • Collaborazione tecnica continuativa nell’ambito di imprese abilitate del settore svolta dal titolare di impresa o dal socio o da collaboratore familiare per un periodo non inferiore a sei anni (quattro per gli impianti di cui alla lettera (d). Il Decreto Ministeriale n. 37 del 2008 conferisce alla Camera di commercio il diritto e l’onere di effettuare dei controlli a campione sulla veridicità delle dichiarazioni rese dagli interessati. Tale verifica può riguardare: il titolare di impresa individuale, tutti i soci di s.n.c., i soci accomandatari di s.a.s. e i componenti del consiglio di amministrazione di società di capitali, cooperative e consorzi. I requisiti di onorabilità si intendono provati qualora a carico dei detti soggetti non sussistano misure di sicurezza o di prevenzione e/o procedimenti penali in corso per reati di stampo mafioso.

Prima di proporre un elenco delle principali leggi e normative italiane ed europee che regolamentano l’ambito degli impianti fumari e di riscaldamento, vediamo in modo più dettagliato le più importanti: Legge 10/91, norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia d’uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia (Articolo 4, c. IV, valori massimi della temperatura ambiente); DPR n. 412/93, regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia (Articolo 11, c. IV, XII, XIII, XVIII, XIX, XX, esercizio e manutenzione degli impianti termici e controlli relativi). La Legge 10 del 1991, in particolare, determina le regole fondamentali per raggiungere il risparmio energetico nell’ambito di una generale razionalizzazione dell’uso dell’energia. Il comma IV dell’articolo 4, attuato dal Decreto ministeriale 412/93, delinea in modo particolareggiato i comportamenti da seguire anche nell’ambito del riscaldamento civile, e obbliga le Province e i Comuni con più di 40.000 abitanti a far effettuare il controllo dell’avvenuta manutenzione dell’impianto termico e dello stato di funzionamento dello stesso al massimo ogni due anni. Legge 46/90, norme per la sicurezza degli impianti (Articolo 1, lettera C, ambito di applicazione); DPR n. 447/91, regolamento di attuazione della Legge 5 marzo 1990 n. 46 in materia di sicurezza degli impianti (Articolo 1, c. V, ambito di applicazione Articolo 4, lettera E, progettazione degli impianti). La Legge 46 del 1990 introduce l’obbligo per l’installatore di rilasciare al proprietario, al termine dei lavori, la dichiarazione di conformità dell’impianto, con cui si certifica l’esecuzione degli impianti a regola d’arte utilizzando allo scopo i materiali idonei. Decreto del Ministro dell’Ambiente del 12/11/92, criteri generali per la prevenzione dell’inquinamento atmosferico nelle grandi zone urbane e disposizioni per il miglioramento della qualità dell’aria (Allegato 4, indicazioni delle misure da adottare nei piani di intervento operativo; Articolo 3, riscaldamento civile: individuazione delle misure da adottare per ridurre l’inquinamento). Poiché il riscaldamento civile rappresenta una sorgente di emissione di inquinanti, il Ministero dell’Ambiente stabilisce che deve essere considerato al pari di altre sorgenti, come gli autoveicoli, i motocicli o le attività industriali ed artigiane, e in quanto tale deve essere soggetta all’individuazione e adozione di misure in grado di ridurre l’inquinamento e a tutela della qualità dell’aria. A seguire un elenco riassuntivo delle principali normative che regolamentano il settore degli impianti fumari. Come si può intuire, la materia è complessa e articolata, e per questo motivo è sempre bene affidarsi a professionisti del settore, onde evitare di incappare in incomprensioni, lacune o mancata conoscenza di quanto previsto dalla normativa italiana ed europea in materia di impianti fumari. LEGGE 13 luglio 1966, n. 615 – “Provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico, limitatamente al settore degli impianti termici” che trova attuazione attraverso il Decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1970 n. 1391 e si applica a tutti gli impianti termici di potenzialità superiore ai 30.000 Kcal/h. Solo combustibili solidi e liquidi. DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 22 dicembre 1970 n. 1391 – “Regolamento per l’esecuzione della legge 13 luglio 1966, n. 615, recante provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico, limitatamente al settore degli impianti termici.”, che si riferisce a tutti gli impianti termici di potenzialità superiore alle 30.000 kcal/h, non inseriti in un ciclo di produzione industriale, installati nelle zone A e B del territorio nazionale previste dalla legge. LEGGE 6 dicembre 1971, n. 1083 – “Norme per la sicurezza dell’impiego del gas combustibile” che regolamenta gli impianti alimentati con gas combustibile per uso domestico. LEGGE 5 marzo 1990, n. 46 – “Norme per la sicurezza degli impianti”, che regolamenta gli impianti relativi agli edifici adibiti ad uso civile, assegna precise responsabilità alle tre figure principali che concorrono alla realizzazione di un impianto, e cioè il committente, obbligato ad assegnare l’installazione dell’impianto ad imprese abilitate e riconosciute dalla legge; il progettista, che deve eseguire, nei casi previsti, il progetto; l’installatore, che deve essere abilitato, deve eseguire i lavori in base alla regola dell’arte e dichiararne la conformità con apposita dichiarazione. DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 dicembre 1991 n. 447 – “Regolamento di attuazione della legge 5 marzo 1990, n. 46, in materia di sicurezza degli impianti”, che regolamenta gli impianti relativi agli edifici adibiti ad uso civile DECRETO MINISTERIALE 21 aprile 1993 – “Approvazione e pubblicazione delle tabelle UNI-CIG, di cui alla legge 6 dicembre 1971, n. 1083, recante norme per la sicurezza dell’impiego del gas combustibile (15° gruppo)”. DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 26 agosto 1993 n. 412 – “Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10”, che regolamenta gli impianti relativi agli edifici adibiti ad uso civile e stabilisce che in un edificio condominiale ogni apparecchio di combustione deve essere dotato di una canna fumaria per il trasporto dei prodotti della combustione a tetto. D.P.R. n. 392 del 18-04-1994 – Regolamento recante disciplina del procedimento di riconoscimento delle imprese ai fini della installazione, ampliamento e trasformazione degli impianti nel rispetto delle norme di sicurezza. Circolare M.I.C.A. n. 3342 del 22-06-1994 Legge n. 25 del 05-01-1996 – Differimento di termini previsti da disposizioni legislative nel settore delle attività produttive ed altre disposizioni urgenti in materia. Il DECRETO MINISTERIALE 26 novembre 1998 – “Approvazione di tabelle UNI-CIG, di cui alla legge 6 dicembre 1971, n. 1083, recante norma per la sicurezza dell’impiego del gas combustibile (18° gruppo). Approvazione con modifiche della norma UNI-CIG 10738 – Ed. maggio 1998”. D.P.R. n. 558 del 14-12-1999 art.9 – Regolamento recante norme per la semplificazione della disciplina in materia di registro delle imprese, nonché per la semplificazione dei procedimenti relativi alla denuncia di inizio attività e per la domanda di iscrizione all’albo delle imprese artigiane o al registro delle imprese per particolari categorie di attività soggette alla verifica di determinati requisiti tecnici (numeri 94-97-98 dell’allegato 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59). D.P.R. 14 dicembre 1999, n. 558 – Regolamento recante norme per la semplificazione della disciplina in materia di registro delle imprese, nonché per la semplificazione dei procedimenti relativi alla denuncia di inizio attività e per la domanda di iscrizione all’albo delle imprese artigiane o al registro delle imprese per particolari categorie di attività soggette alla verifica di determinati requisiti tecnici (numeri 94-97-98 dell’allegato 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59). Circolare M.I.C.A. n. 3502 del 05-12-2000 D.P.R. n. 380 del 06-06-2001 – Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. D.M. 24.11.2004 – Disposizioni di attuazione dell’art. 109, comma 2, del D.P.R. 06.06.2001 n. 380, recante il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. Il DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 – “Norme in materia ambientale” (GURI n. 88 del 14 aprile 2006 – Supplemento Ordinario n. 96). Il DECRETO LEGISLATIVO 16 gennaio 2008, n.4 – “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale (GURI n. 24 del 29-1-2008- Suppl. Ordinario n.24)”. DECRETO 22 gennaio 2008, n. 37 – “Regolamento concernente l’attuazione dell’articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici”. DECRETO 19 maggio 2010 – attività di installazione impianti Modifica degli allegati al D.M. n. 37 del 22 gennaio 2008 G.U n. 161 del 13 luglio 2010 Segue un elenco delle principali norme UNI che regolamentano il settore degli impianti fumari e di riscaldamento: Norma UNI 8364, che stabilisce che la manutenzione degli impianti fumari deve essere comunque effettuata almeno una volta ogni tre anni per gli impianti a combustione solido, ogni quattro anni per i combustibili liquidi e ogni cinque anni per i gassosi. La norma UNI 10847 indica tempi, modalità e procedure per la manutenzione e il controllo degli impianti fumari singoli al servizio delle abitazioni. La norma UNI-CIG 7129, contenuta nella legge 46/90 che regola la sicurezza degli impianti, è obbligatoria ed è stata presa come riferimento dalle successive norme che regolano il dimensionamento degli impianti (UNI 10683) e la posizione e tipologia del comignolo (norma UNI 9615). La norma UNI – CIG 7131 anno 1972 – “Impianti a gas di petrolio liquefatti per uso domestico non alimentati da rete di distribuzione. Progettazione, installazione e manutenzione” che regolamenta tutti gli impianti termici alimentati a GPL. La norma UNI – CIG 7129 anno 1972 – “Impianti a gas per uso domestico alimentati da rete di distribuzione. Progettazione, installazione e manutenzione”, che regolamenta Scopo tutti gli impianti termici, di potenza superiore ai 35 kW, alimentati a gas di rete. La norma UNI – CIG 8364 febbraio 1984 – “Impianti di riscaldamento. Controllo e manutenzione”, che fornisce indicazioni per il controllo e la manutenzione degli impianti termici con potenza termica al focolare non inferiore di 35 kW (30.000 Kcal/h), destinati ad usi civili ed in particolare al riscaldamento dei locali ed alla produzione di acqua calda per usi igienici. La norma UNI – CIG 8723 febbraio 1986 – “Impianti a gas per apparecchi utilizzati in cucine professionali e di comunità. Prescrizioni di sicurezza”, che regolamenta gli impianti interni per la distribuzione e l’utilizzo del gas, ivi compresi gli apparecchi utilizzatori e gli impianti di scarico dei prodotti della combustione. La norma UNI – CIG 9731 giugno 1990 – “Camini – Classificazione in base alla resistenza termica”, che contiene la classificazione di un camino in base alla resistenza termica, indicando le relative modalità di misura e calcolo. La norma UNI – CIG 10389 giugno 1994 – “Generatori di calore. Misurazione in opera del rendimento di combustione”, che si riferisce a generatori di calore con potenza termica nominale del focolare maggiore o uguale a 4 kW, alimentati a combustibile gassoso e/o liquido. LEGGI n. 626-494-528, 1994 “Norme di sicurezza per i cantieri”, che stabiliscono norme di sicurezza in base alle quali nei cantieri bisogna prevedere Piani Operativi di Sicurezza e progetti operativi per tutte le strutture inerenti ponteggi, sollevamenti, ecc. La norma UNI – CIG 10435 giugno 1995 – “Impianti di combustione alimentati a gas con bruciatori ad aria soffiata di portata termica nominale maggiore di 35 kW. Controllo e manutenzione” La norma UNI – CIG 10436 giugno 1996 – “Caldaie a gas di portata termica nominale non maggiore di 35 kW. Controllo e manutenzione”, e in particolare il Punto 5 – Verifiche preliminari, e l’Appendice – Rapporto di controllo e manutenzione. La norma UNI – CIG 10642, 1997 – “Apparecchi a gas. Classificazione in funzione del metodo di prelievo dell’aria comburente e di scarico dei prodotti della combustione”. La norma UNI – CIG 10641, 1997 – “Canne fumarie collettive e camini a tiraggio naturale per apparecchi di tipo C con ventilatore nel circuito di combustione”, stabilisce i criteri di progettazione e verifica delle dimensioni interne delle canne fumarie collettive, dei camini singoli a tiraggio naturale, delle canne fumarie multiple combinate dotate di condotto per l’afflusso dell’aria comburente ai fini della sicurezza nell’evacuazione dei prodotti della combustione. La norma UNI – CIG 10640, 1997 – “Canne fumarie collettive ramificate per apparecchi di tipo B a tiraggio naturale”, prescrive i criteri per la progettazione e la verifica delle dimensioni interne delle canne fumarie collettive ramificate (CCR) di nuova installazione per l’evacuazione dei prodotti della combustione di più apparecchi a gas di tipo B sovrapposti, a tiraggio naturale, con interruttore di tiraggio, aventi portata termica nominale del focolare non maggiore di 35 kW. La norma UNI 10683 del 1998, sottoposta a revisione nel novembre 2005, è una norma utilissima in quanto stabilisce regole chiare per la corretta installazione di caminetti, stufe e barbecue con potenza inferiore ai 35 KW. Oltre a fornire indicazioni per tutti gli aspetti riguardanti la posa in opera, la norma stabilisce l’obbligo per l’installatore di rilasciare al cliente una documentazione complementare al libretto d’uso e manutenzione fornito dal produttore dell’impianto, con aggiunta di indicazioni di eventuali modifiche che si fossero rese necessarie. La norma UNI – CIG 10738 maggio 1998 – “Impianti alimentati a gas combustibile per uso domestico preesistenti alla data del 13/03/1990. Linee guida per la verifica delle caratteristiche funzionali”, relativa agli impianti per uso domestico alimentati a gas combustibile (Metano, GPL, manifatturato), comprendenti apparecchi con singola portata termica non maggiore di 35 kW (30.000 kcal/h) Note: La presente norma rimane valida solo per gli impianti antecedenti la data del 13/03/90 che in base alle verifiche della presente norma funzionano correttamente: nel caso vi fossero comunque delle anomalie di funzionamento, si ricadrebbe nell’ambito della norma UNI 10845/00.La norma UNI – CIG 10738 maggio 1998 – “Impianti alimentati a gas combustibile per uso domestico preesistenti alla data del 13/03/1990. Linee guida per la verifica delle caratteristiche funzionali”, relativa agli impianti per uso domestico alimentati a gas combustibile (Metano, GPL, manifatturato), comprendenti apparecchi con singola portata termica non maggiore di 35 kW (30.000 kcal/h) Note: La presente norma rimane valida solo per gli impianti antecedenti la data del 13/03/90 che in base alle verifiche della presente norma funzionano correttamente: nel caso vi fossero comunque delle anomalie di funzionamento, si ricadrebbe nell’ambito della norma UNI 10845/00. La norma UNI 10443 del 2000 è una norma di prodotto che obbliga ad apporre alla base dell’impianto fumario una targa con una codificazione che riassuma le caratteristiche dell’impianto. La norma UNI 10845 – febbraio 2000 – “Sistemi per l’evacuazione dei prodotti della combustione asserviti ad apparecchi alimentati a gas. Criteri di verifica, risanamento e intubamento”, regola la verifica della funzionalità dei sistemi in esercizio, la verifica di idoneità e adeguamento, risanamento e ristrutturazione di sistemi esistenti. La norma UNI 11071 – luglio 2003 “Impianti a gas per uso domestico asserviti ad apparecchi a condensazione o affini. Indicazioni progettuali e criteri di installazione e manutenzione”, fornisce i criteri per la progettazione, l’installazione, la messa in servizio e la manutenzione degli impianti domestici e similari per l’utilizzazione dei gas combustibili aventi portata termica nominale non maggiore di 35 kW. La norma UNI EN 13384-2 – giugno 2004 – “Camini – Metodi di calcolo termico e fluido dinamico – Parte 2: Camini asserviti a più apparecchi da riscaldamento”, definisce i metodi di calcolo delle caratteristiche termiche e fluido dinamiche di camini asserviti a più apparecchi di riscaldamento. La norma EN 1443 giugno 2005, “camini – requisiti generali”, definisce la designazione dei camini in generale. La norma UNI 10683 – settembre 2005– “Generatori di calore a legna. Requisiti di installazione”. La norma EN 1856/2 gennaio 2006 – “Camini – prescrizioni per camini metallici – Parte 2: Canne Fumarie metalliche e tubazioni di connessione”, forniscono i criteri per la certificazione CE di canne fumarie metalliche e tubazioni di connessione La norma EN 1856/1 novembre 2007 – “Camini – prescrizioni per camini metallici – Parte 1: Prodotti per sistema camino”. La norma UNI EN 15287 – 1 febbraio 2008 – “Camini – Progettazione, installazione e messa in servizio dei camini – Parte 1: Camini per apparecchi di riscaldamento a tenuta non stagna”. La norma UNI/TS 11278 – maggio 2008 – “Camini/ canali da fumo/condotti /canne fumarie metallici – Scelta e corretto utilizzo in funzione del tipo di applicazione e relativa designazione del prodotto”. La norma UNI EN 15287 – 2 settembre 2008 – “Camini – Progettazione, installazione e messa in servizio dei camini – Parte 2: Camini per apparecchi a tenuta stagna” La norma UNI EN 13384 – 1 ottobre 2008 – “Camini – Metodi di calcolo termico e fluido dinamico – Parte 1: Camini asserviti a un solo apparecchio”, che definisce i metodi di calcolo delle caratteristiche termiche e fluidodinamiche dei camini asserviti a un solo apparecchio. La norma UNI 7129-3 dell’ottobre 2008 – “Impianti a gas per uso domestico e similari alimentati da rete di distribuzione – Progettazione e installazione – Parte 3: Sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione”.